La storia e le Storie al Checkpoint Charlie.

di Francesco Somigli

Nel centro di Berlino, leggermente spostato verso sud al confine col quartiere di Kreuzberg, si trova uno dei luoghi che hanno fatto la storia della città divisa e di cui sia i berlinesi che i turisti in visita conoscono la storia a grandi linee, ma probabilmente non per intero.

Il Checkpoint Charlie è stato per 45 anni (1945-1990) prima il posto di controllo che divideva la città tra il settore d’occupazione sovietico (quartiere di Mitte) e quello americano (quartiere di Kreuzberg) poi, a partire dal 1961, il confine tra le due Berlino. Non era in funzione per tutti i cittadini occidentali ma specificamente per gli attraversamenti del confine da parte dei membri delle forze alleate e  di diplomatici, a cui era impedito l’utilizzo dell’altro posto di confine alla stazione di Friedrichstraße. La sua origine “militare” si può intuire proprio dal nome: “Charlie” è il modo in cui si identifica la lettera C secondo l’alfabeto fonetico della NATO e i suoi fratelli Checkpoint Alpha e Bravo erano collocati sul confine rispettivamente a Helmstedt (Bassa Sassonia) e a Dreilinden (nei pressi di Wannsee).

Di episodi da raccontare su questo luogo ce ne sarebbero tanti ma vale la pena di soffermarsi su tre di questi, che definiscono meglio di altri quello che il Checkpoint abbia rappresentato per la città.

Il primo si svolge nel 1961, a soli due mesi dalla costruzione del Muro e, come spesso succede, il motivo che dà inizio ad una serie di eventi è apparentemente futile: il 22 Ottobre il diplomatico americano Allan Lightner si appresta ad attraversare il posto di controllo per andare all’Opera, situata a Berlino Est. Una guardia molto zelante pretende di fare controlli aggiuntivi sul documento di Lightner, il quale non è disposto a cedere e fa rapporto a chi di dovere; questo segna l’inizio di una disputa politica che il 27 Ottobre esplode in tutta la sua gravità: due contingenti di carri armati, uno americano e l’altro sovietico, si dispongono uno davanti all’altro in corrispondenza del Checkpoint Charlie e a soli cento metri di distanza. Le armi sono cariche e pronte a far fuoco nel caso politici e diplomatici non trovino una soluzione pacifica all’incidente occorso cinque giorni prima. Fortunatamente, dopo solo un giorno di tensione, il 28 Ottobre i carri armati si ritirano grazie all’accordo trovato tra il procuratore generale Robert Kennedy (fratello di John) e la spia del KGB Georgi Bolshakov.

Il secondo episodio accade meno di un anno dopo, il 17 Agosto 1962: Peter Fechter e Helmut Kulbeik, due ragazzi intenzionati a fuggire ad Ovest, si nascondono in uno dei palazzi adiacenti al confine in Zimmerstraße e da lì scavalcano senza problemi la prima parte del Muro. Non rimane loro altro che correre velocemente attraverso la “striscia della morte” e scavalcare la seconda parte di muro, alta solo due metri. Quando le guardie del confine orientale si accorgono del tentativo, cominciano a far fuoco sui due ragazzi: Helmut è il primo a scavalcare il secondo muro e riesce a mettersi in salvo, ma Peter viene colpito al bacino da un proiettile e ricade ferito gravemente nella striscia della morte. Nessuno muove un dito per salvare il ragazzo: le guardie di entrambe le parti sono troppo preoccupate di poter scatenare un incidente diplomatico entrando senza autorizzazione in zona di confine. Peter Fechter rimane disteso per terra, davanti a moltissimi testimoni, a morire dissanguato. Solo dopo qualche ora un gruppo di guardie della RDT è finalmente autorizzato a recuperare il corpo.

Il terzo episodio racconta sempre di un tentativo di fuga, ma riguarda direttamente un membro della Volkspolizei della Repubblica Democratica Tedesca: Burkhard Niering aveva 24 anni ed era apprendista poliziotto a Basdorf, pochi chilometri a nord di Berlino. Il 5 Gennaio 1974, invece di presentarsi in servizio dove era assegnato, si reca armato e in divisa al Checkpoint Charlie dove prende in ostaggio un addetto al controllo dei passaporti e cerca di attraversare il confine. In un primo momento le guardie non intervengono ma, nel momento in cui l’ostaggio si china per oltrepassare l’ultima sbarra del confine, approfittano del momento e sparano su Niering ferendolo a morte.

Mentre in superficie si susseguivano questi tragici eventi, a pochi metri di distanza e sottoterra si trovava un altro “posto di confine”: la stazione U-Bahn di Kochstraße.

Inaugurata nel 1923 e progettata dal fedelissimo Alfred Grenander, la stazione rompe un po’ gli schemi canonici dell’architetto svedese, esattamente come a Friedrichstraße: niente mattonelle di ceramica ma solo intonaco bianco. Qui le note di colore sono date dalle strutture gialle e dalle bordature dello stesso colore che incorniciano il nome della stazione e gli spazi pubblicitari. In origine la banchina di Kochstraße era lunga solo 80 metri e con queste caratteristiche arrivò al suo momento di notorietà storica, il 13 Agosto 1961: con la divisione in due parti di Berlino, questa stazione diventò il capolinea della U6 in direzione nord. I passeggeri che arrivavano qua erano avvertiti sia da cartelli che dagli altoparlanti che si trattava dell’ultima stazione in territorio occidentale. Il treno poi proseguiva senza fermate intermedie fino alla stazione di Friedrichstraße che, pur trovandosi interamente a Berlino Est, permetteva lo scambio dei passeggeri provenienti dal settore Ovest della città; potevano salire sulla U-Bahn e, a bordo di essa, proseguire sempre senza fermate intermedie fino alla prima stazione della linea di nuovo in territorio occidentale.

Kochstraße tornò alla normalità il 22 Dicembre 1989, quando la città dopo essersi riunita ricominciò a voler normalizzare il suo apparato circolatorio composto da S-Bahn e U-Bahn; nel 1990 la stazione fu ristrutturata e la banchina allungata fino a 110 metri per far fermare i nuovi treni composti da sei vagoni.

Emergere oggi da una delle uscite di Kochstraße fa rimanere storditi: del grigio e triste attraversamento di confine non è rimasto nulla. Le strutture più ingombranti sono state smantellate e anche la piccola baracca di legno che si trova a una cinquantina di metri di distanza non è assolutamente originale; se siete interessati a vedere quella vera dovete andare al Museo degli Alleati a Zehlendorf. E di originale nei dintorni troverete davvero poco vista la mole di turisti che ogni giorno visita il Checkpoint e che lo ha trasformato in niente più di un’attrazione, circondata da bancarelle di cibo venduto a caro prezzo e (finti) militari in uniforme pronti a posare per una foto. Vale invece la pena di fare una visita all’adiacente Haus am Checkpoint Charlie, che racconta in modo esauriente la vita e le storie quotidiane della Berlino separata dal muro.

Per chi vuole calarsi nel ruolo della spia (e magari vuole indossare anche un impermeabile e un cappello a tesa larga), il mio consiglio è di andare a prendersi un caffè al vecchio Cafè Adler, che si trovava (e si trova, ma con un altro nome) poco oltre il confine ad ovest, all’angolo tra Friedrichstraße e Zimmerstraße… sicuramente l’atmosfera in cui spie e agenti americani e sovietici si scambiavano informazioni è andata persa, ma dando una sbirciata verso nord forse si può ancora provare la sensazione di sapere che aria tira al di là del Muro.

Articolo pubblicato nella Blog Ohneort di Francesco Somigli

Itinerario della Berlino Metropolitana: Stazioni e Muro. Per Info: z.munizza@berlino-explorer.com

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