26 Lug Villaggio Olimpico.
La decisione dello svolgimento dei Giochi Olimpici a Berlino venne presa il 13 maggio 1931, quando la Germania era ancora una repubblica democratica, l’influente ministro della propaganda Joseph Gobbels convinse un riluttante Hitler che i Giochi potevano rappresentare l’occasione per mostrare al mondo intero la potenza germanica e la superiorità degli atleti di razza ariana.
Gli eventi vennero pubblicati su un bollettino quotidiano: l’Olympia Zeitung, con una tiratura di ben 300.000 copie (alcuni numeri si trovano ancora oggi tra i polverosi banchi dei mercati delle pulci della città) l’occasione olimpica venne inoltre celebrata dal film propagandistico “Olympia” (L. Riefenstahl).
L’ undicesima edizione fu anche la prima ad essere ripresa dall’occhio delle telecamere, il regime tedesco mise in onda il primo programma televisivo regolare al mondo per permettere di seguire la visione in diretta dell’evento, la comunicazione olimpica assunse quindi un ruolo fondamentale, tanto da trasformare i Giochi olimpici in una potente arma di propaganda.
Per la costruzione delle strutture sportive il governo tedesco non badò a spese, vennero costruiti impianti e strutture moderne e all’avanguardia che rappresentavano pienamente il gusto architettonico dell’epoca.
Il Villaggio Olimpico fu edificato tra il 1934 e il 1936 a Elstal, a circa 20 Km dalle porte di Berlino, luogo in cui alloggiavano e si allenavano gli atleti, solo uomini, le donne invece alloggiavano vicino al nuovo stadio. Il complesso architettonico venne progettato e realizzato da Werner March, lo stesso architetto che stava realizzando anche il monumentale Stadio Olimpico, March ricevette istruzioni di costruire il villaggio olimpico in modo da poterlo adoperare anche dopo i Giochi come villaggio e ospedale militare.
Un villaggio idilliaco, con tanto di lago artificale immerso nel verde e numerose possibilità di intrattenimento che accompagnavano impianti sportivi nuovi e funzionali: la palestra, la piscina con sauna (visibili ancora oggi) e una grande pista per l’atletica leggera.
Gli oltre 140 edifici residenziali a due piani si sviluppavano intorno al ristorante: Haus der Nationen, che faceva da perno a tutto il progetto, aveva 38 sale da pranzo per le 50 nazioni che partecipavano all’evento sportivo e fungeva ovviamente da punto d’incontro e socializzazione, nella Hindenburghaus (anche questa visitabile) invece, oltre alle sale riunioni e al teatro, si trovavano le sale stampa dei diversi paesi.
L’edizione dei Giochi di Berlino del ’36, fu strettamente legata all’atleta americano di colore Jesse Owens, che salì sul podio con ben 4 medaglie d’oro, dominando su tutti, tedeschi compresi, cosa che creò il disappunto di Hitler il quale preferì abbandonare lo stadio piuttosto che premiare l’atleta.
I giochi finiscono, la Germania trionfa e il villaggio, come previsto, venne adoperato come scuola di fanteria e formazione per il reggimento e la sala delle nazioni trasformato in un ospedale militare (Olympialazarett)
La zona di Elstal cadde poi sotto l’amministrazione sovietica, che utilizzò l’area sempre come zona militare fino al 1992, quando le ultime truppe sovietiche lasciarono definitivamente la città, da allora il villaggio rimase abbandonato e spesso vittima di atti di vandalismo, come il rogo appiccato alla piscina che la rese inagibile.
Dal 2006 la Fondazione DKB si occupa dello sviluppo sostenibile del Villaggio Olimpico, così come di altri edifici sotto tutela del patrimonio architettonico, con l’obiettivo di rendere il memoriale fruibile al pubblico, il villaggio diventa un’area museale che permette di scoprire i tanti interessanti dettagli storici legati ai Giochi del ‘36.
E’ possibile fare un percorso attraverso la Casa delle Nazioni, l’ex piscina ricostruita nel 2011 e alcuni alloggi dell’equipaggio, in buone condizioni ancora la palestra e la casa che ha ospitato Jesse Owens, dove è allestita una mostra con foto storiche e dettagli dell’intero progetto del villaggio.
Qui tutte le informazioni per poter visitare il Villaggio Olimpico.
Foto: ©S. Corso
Ricerche a cura di Z. Munizza, responsabile del progetto Berlino Explorer.
per info z.munizza@berlino-explorer.com
No Comments